Pane, Amore e… Allegria
A due passi dal Duomo di Monreale, nello storico quartiere del “Carmine”, un inebriante e inconfondibile profumo di forme di pane appena sfornate vi condurrà fino alle porte dell’antico forno Litria: eccellenza dell’arte della panificazione della città normanna. Irene Tusa, che ancora oggi porta avanti la tradizione di famiglia risalente ai primi del ‘900, vi racconterà storie e segreti di questo luogo magico, tappa obbligatoria per tutti gli amanti del famoso “pani di Murriali” (pane di Monreale).
Una Storia di Pane… e di Vita
“Cosa vuol dire la nostra nascita in questo angolo di mondo, in tal data? Questa famiglia, questo paese, questa città che ci sono stati donati…” Orhan Pamuk
Se prendiamo per buona la teoria della ghianda, ciascuno di noi nasce in quel determinato momento storico, con quegli eventi in corso, da quella madre e quel padre per assimilarne le caratteristiche ed elaborarle; qualunque sia l’atteggiamento nei confronti del determinismo ambientale e domestico, se d’amore oppure d’odio, l’obiettivo in sé non muta: siamo qui, adesso, per sviluppare il nostro progetto di vita, far evolvere quella ghianda in una nuova pianta del giardino.
Mi chiamo Irene, ho 33 anni e sono figlia di una famiglia di panificatori, nel paese del Pane: Monreale.

Monreale, infatti, rievoca nel suo nome la storia del pane di casa, del miracolo sul monte Caputo di una Madonna che appare dividendo il pane con un garzone, a condividerne le quotidiane croci.
Nel quartiere del “Pozzillo”, proprio sotto la Madonna delle croci, crescono i miei genitori, vi crescerò anch’io e infine sceglierò il medesimo quartiere per la mia nuova famiglia. Mio padre è uno di quei pochi fornai che non ha abbandonato la tradizione del buon pane di casa, fatto da pochi e semplici ingredienti: farina di grano duro, lievito crescente tramandato da padre in figlio, acqua, sale e tanta passione.
Prima di lui, nonno Titì ha fatto fiorire l’attività di famiglia; negli anni ’80, infatti, gestiva 2 forni, uno a pietra e uno meccanico, e un punto vendita nei pressi della piazza del paese, proprio nel cuore del quartiere Pozzillo. Ma possiamo ancora andare a ritroso di una generazione; prima di Titì, c’era nonno Filippo che, per tirare avanti il carretto, comprava il pane di Monreale per rivenderlo nelle borgate di Palermo, città che da sempre apprezza il gusto e la genuinità del nostro prodotto.

Da figlio di rivenditore di pane a gestore di panificio, Titì ebbe quattro figli: una figlia e 3 figlioli che, in quanto “graziati” del genere maschile, verranno, sin dalla tenera età, iniziati all’arte del pane. Mio padre Remo, secondogenito, cominciò a frequentare il laboratorio del panificio già all’età di 9 anni, nelle ore notturne poiché, si sa, è un lavoro che richiede anzitutto spirito di sacrificio e una vocazione monasteriale a cui tutta la vita si volge.
A scaldare il forno non è solo il fuoco ma la fatica e l’impegno dell’uomo, la sua forza d’animo, ne viene temprato il carattere.
Ricordo il nonno Titì che, come mio padre, possedeva un carattere focoso, facile all’ira eppure capace di gesti di grande bontà; in fondo era buono come il pane. Crescendo papà rilevò l’attività del forno antico e, insieme alla mamma, sua instancabile collaboratrice, perno della famiglia e del lavoro, gestiscono da 26 anni il panificio sito in via Odigitria, punto di riferimento, per locali e turisti, del vero pane di Monreale.
Il forno Litria, così chiamato per la sua via di appartenenza in volgare, è un forno a pietra risalente ai primi anni del ‘900.

È costituito da due salette: la prima adibita a sala vendita per accogliere i clienti richiamati dalle vie limitrofe per l’inconfondibile profumo di ciò che viene sfornato: pane, pizza, biscotti. La seconda stanza, di certo la più importante, è quella che custodisce il forno e i suoi segreti, ovvero il laboratorio.
Il lavoro del fornaio segue la schiarita del cielo, nel silenzio del cuore della notte. Intorno alle 3:00 entra nel suo laboratorio e comincia quei gesti quotidiani di preparazione come un precetto liturgico, prende le balle d’ulivo, le distribuisce uniformemente sul piano cottura e accende il fuoco. Comincia la danza delle fiamme che si protrae per circa un’ora e trenta.

Nel frattempo si impasta la farina con il lievito crescente, preparato il giorno prima: acqua, sale, un pizzico di lievito di birra. L’impasto viene lavorato per circa 40 minuti; in seguito viene steso sul piano di lavoro, dove prenderà peso e forma delle varie pezzature: “vastidduni”, “filone”, “quartino”.
Una volta completata questa fase, dopo che la pasta è stata cosparsa di sesamo dorato, viene “posto a letto” ovvero viene messo a riposo nell’area adibita per la lievitazione; pian piano la forma matura sulle tavole di legno. Questa seconda lievitazione impiegherà circa due ore.

Quando il forno è pronto, viene ripulito dalla cenere e accoglie il pane per cuocerlo ad una temperatura di circa 300 gradi per una ventina di minuti. Le forme di pane appena sfornate rilasciano nell’aria un profumo inconfondibile e le strade limitrofe ne sono impregnate.
“Così vengono scandite le mattine dei nostri giorni, tra il profumo dell’ulivo che arde e la fragranza e il calore del pane cotto”.
Ho cominciato a lavorare presso l’attività di famiglia all’età di 15 anni; tutte le domeniche mattina stavo al bancone della sala vendita per accogliere i clienti. In quei primi anni aiutavo i miei genitori e non sapevo ancora se questa attività coincidesse con la mia aspirazione lavorativa. Osservavo i miei genitori, i loro sacrifici, le fatiche e la stanchezza, il lavoro intenso nei giorni di festa, quando tutti riposavano e si riunivano per noi erano giornate di interminabile lavoro.

Successivamente ho svolto altri lavori in contesti svariati ma in nessuno di essi sentivo quel legame profondo, quell’odore autentico, quella sensazione di essere al posto giusto, sulla strada giusta. È il mio lavoro, so che si tratta della mia storia familiare e del mio essere parte di questa realtà, pertanto affronto con determinazione ogni sfida ed ostacolo, felice delle mie scelte.
Durante la vostra visita a Monreale, se avete voglia di provare alcuni dei prodotti da forno tipici della nostra città, non perdete l’occasione di fare due passi nel caratteristico quartiere del Carmine. Proprio qui, a due passi dal Duomo, io e la mia famiglia saremo ben lieti di accogliervi con un sorriso e la bontà dei nostri prodotti che, oramai da diverse generazioni, contraddistinguono il nostro forno… la nostra seconda casa.
Un po di Irene
Mi chiamo Irene Tusa, ho 33 anni e sono orgogliosamente figlia di una famiglia di panificatori di Monreale. La nostra città infatti, oltre ad essere conosciuta in tutto il mondo per lo splendido Duomo, è molto famosa anche per il suo pane (inserito nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali italiani – P.A.T.). Lavoro nel nostro forno da quando avevo 15 anni, continuando la tradizione che contraddistingue la nostra famiglia da diverse generazioni, anche se… più che un lavoro è una passione di vita che porto avanti con gioia ed entusiasmo!
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