La Città dal fascino dorato
La nostra Social Reporter Simona Schiera, dottoressa in Lettere Moderne ed appassionata d’Arte e Teatro, vi racconterà la magia del periodo delle festività natalizie vissuta con gli occhi e con il cuore di una monrealese d’adozione. Un breve ed emozionante racconto per guardare in chiave positiva all’anno che verrà. Buona lettura!
La Città dal fascino dorato
Fermarsi.
La parola che ha caratterizzato il mio anno è questa qui, e sono certa che molti di voi la condivideranno. “Fermare” significa rendere stabile. Che buffo! In quest’anno incerto il termine che spesso abbiamo sentito in tv, nelle conversazioni con gli amici, che abbiamo letto sui titoloni dei giornali, è proprio un verbo che indica stabilità. Sembra quasi un ossimoro, fermarsi, essere stabili mentre tutto in torno trema, cade a pezzi, si disfa e noi osserviamo…fermi, impotenti.
Queste righe non vi fanno sentire inchiodati, incatenati, senza possibilità di scelta? Eppure voglio provare a cambiare prospettiva, vedere in questo verbo una sfumatura positiva e raccontarti una breve storia, che forse farà percepire le cose da un punto di vista differente. A far da sfondo a questa storia ci sarà una meravigliosa cittadina normanna, con profumi, sapori, sensazioni che spesso diamo per scontato. Se ti va, seguimi…
Mi chiamo Simona Schiera, ho 25 anni, non sono monrealese di nascita, ma il mio cuore lo è. Da adolescente non sopportavo l’idea di dover essere accomunata a questo paese, per cui mi ostinavo a rimarcare la mia residenza palermitana. Con il passare degli anni le cose sono cambiate e la maggior parte dei luoghi del cuore si trova a Monreale. Ero convinta che appartenere ad un paese significasse ignoranza, chiusura mentale, isolamento. So benissimo che anche tu che stai leggendo lo hai pensato almeno una volta nella vita. Mi sbagliavo, però. Ognuno di noi ha bisogno del proprio paese, del quartiere in cui vivere tranquillo, di uno spazio riconoscibile e confortevole, definito, sicuro.
Monreale è un posto magico, tinto d’oro e di verde, con profumi intensi. Se provi ad addentrarti per le sue vie rimarrai incantato dalla mescolanza di odori che proviene dalle case, dai balconi fioriti, dal profumo del bucato steso, da come il cielo splende di più tra quei vicoli.
A Monreale la gente è allegra, ti sorride sempre, ma a Natale ancora di più. La bellezza del Natale in questo paese non è come nei film, qui non cade la neve, e quando cade hai solo il tempo di stupirti perché poche ore dopo non c’è più. Monreale però ha una luce particolare in questo periodo, diventa più calorosa, accogliente, elegante. Le strade principali vengono ornate da luminarie, alcune volte vengono stesi dei tappeti rossi davanti i negozi, il profumo delle caldarroste si mischia a quello dei buccellati, la piazza si riempie di gente.
Ogni anno accade un fatto singolare, sembra quasi un rito: al centro della piazza viene posto un albero, ma la cosa sorprendente non riguarda tanto le sue decorazioni, quanto i compaesani che diventano parte dell’albero stesso. Non sto parlando di anziani con la coppola e le mani giunte dietro la schiena, che camminano avanti e indietro perplessi. No, parlo di qualunque età. Sotto quell’albero puoi trovare chiunque. Il bambino col genitore, le amiche di una vita, una coppia di fidanzati, tutti intenti a discutere su quale sia stato l’albero migliore posto in questi anni, e certi del fatto che quello dell’anno corrente non sia all’altezza. Mentre sei intento ad ascoltarli, al tuo orecchio giunge un suono che ti porta quasi in Irlanda: sono le cornamuse. Una tradizione importante, tramandata da padre in figlio. E allora ci si allontana dall’albero, ci si avvicina ai musicisti e ci si lascia affascinare da quel suono ancestrale che ricorda l’infanzia. Un breve applauso e poi ci si disperde.
Poi ci sono i concerti di Natale e non sai dove andare, scelgo il concerto d’arpa in Collegiata, oppure la polifonia di musica Sacra in Cattedrale? Ma aspetta, c’è anche il presepe vivente! Ma si è fatto tardi, la nonna ci aspetta per cena, ci saranno cardi fritti, sfinci e sfincioni, datteri, mandorle… Andiamo, mangeremo fino a svenire! E nella corsa verso casa, aspetta… Fermati. Fermiamoci un attimo. Respiriamo. Osserva. Alza gli occhi e lasciati togliere il fiato dalla magnificenza della Cattedrale, lasciati catturare dai colori dei vicoli, guarda negli occhi la gente, la vedi come ti sorride? Lasciati avvolgere da questa sensazione, lasciati abbracciare, lasciati trasportare. Guarda, da qui si vede tutta Palermo, ed è uno sfavillio di mille luci.
Fermati, fermiamoci insieme. Senti il tuo cuore battere, commuoviti, la bellezza è tutta intorno… per un attimo non esiste il lutto, non esiste la pandemia, non vi è tristezza, è tutto perfetto. Monreale ti sta stringendo e non ti lascerà mai più. Fissa quest’immagine nella tua mente, chiudi gli occhi e falla arrivare al cuore.
Fermarsi ed ammirare la bellezza, essere grati, nonostante tutto… adesso sì che è una bella parola. Non auguriamoci di avere un 2021 migliore dell’anno precedente, auguriamoci di sapere accogliere ciò che verrà con animo pronto, paziente, che sopporta e si rialza.
Fermarsi. Respirare. Aspettare. Ripartire…insieme.
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