Il Tesoro Barocco di Monreale

La Chiesa della Madonna dell’Orto fu fondata nel 1619 nel luogo dove sorgeva una piccola cappella di epoca araba. Questo gioiello barocco rappresenta oggi una tappa obbligatoria ed affascinante per chi decide di immergersi nell’immensità del patrimonio artistico monrealese.

La Chiesa della Madonna dell’Orto

Nella periferia settentrionale dell’abitato di Monreale, precisamente in Contrada Tavola Rotonda, sorge uno dei tesori barocchi nascosti di Monreale: la Chiesa della Madonna dell’Orto. Fondata nel 1619, ad opera del canonico Antonio Castagna, la chiesa è legata a un’antica tradizione secondo la quale al suo posto trovava collocazione un giardino con una piccola cappella, di epoca araba, contenente una immagine della Madonna pitturata sul muro dell’Orto. Pare che in questo luogo, in epoca normanna, venissero detenute le donne di malaffare.

La chiesa fu successivamente ampliata dall’Arcivescovo Girolamo Venero y Leyva al fine di renderlo luogo di culto per i poveri abitanti del rione che ben presto numerosi incominciarono a frequentare le sacre funzioni. L’Amministrazione della chiesa passò, dal fondatore Antonio Castagna, al Capitolo della Collegiata del SS. Crocifisso.

Nel 1680, sotto il rettorato del canonico Giuseppe Lombardo, la chiesa venne adornata con stucchi di scuola serpottiana, arredi di pregevole fattura e pitture, molte delle quali ad opera di artisti locali tra cui Pietro Novelli, detto “il monrealese”. Tradizione vuole che, per qualche tempo, il famoso artista trovò rifugio nella chiesa al fine di godere dell’immunità. È da imputare allo stesso Lombardo la sopraggiunta devozione per San Filippo Neri (a cui fu dedicata una cappella della chiesa) e l’istituzione di una congregazione femminile che, di fatto, divenne la vera anima di quella realtà religiosa.

Alcune donne, intenzionate a condurre vita monacale, andarono ad abitare nelle case intorno alla chiesa, utilizzandole come fossero le celle di un convento. L’orto assunse pertanto la funzione di chiostro (sono ancora oggi rilevabili pezzi di colonne su cui forse poggiavano pergolati), ma anche di luogo di produzione di verdure per la cucina. Una piccola fontana a muro, ancora oggi esistente all’interno di una stanza alle spalle dell’altare, garantiva l’approvvigionamento idrico.

Nel 1800 il valore artistico della chiesa venne gravemente intaccato a causa degli scrupoli moralistici del canonico dell’epoca che, ritenendo immorali alcuni affreschi ritraenti nudità, decise di imbiancare il soffitto al fine di nasconderli agli occhi dei fedeli. Fortunatamente, nel 1910, i lavori di restauro riportarono la chiesa al suo perduto splendore.

Nel 1925, l’Arcivescovo Ernesto Filippi trasferì il rettorato da quello storico del Capitolo della Collegiata a quello della parrocchia di San Francesco. Sarà solamente nel 1960 che l’Arcivescovo Corrado Mingo affiderà definitivamente la chiesa alla parrocchia di San Vito.

Ancora oggi la chiesa della Madonna dell’Orto mantiene intatto il suo fascino. Purtroppo nel tempo l’edilizia abitativa del quartiere che la ospita ha finito, pian piano, per inglobarla, rendendola difficilmente individuabile per chi non conosce l’articolata geografia cittadina di Monreale. Ciò non toglie che questo gioiello barocco rappresenta una tappa obbligatoria ed affascinante per chi decide di immergersi nell’immensità del patrimonio artistico monrealese.

I tesori della Chiesa

Sia il prospetto principale della chiesa che il retrostante si aprono su due angusti vicoli, l’asse longitudinale si affaccia sull’orto dal quale l’opera prende nome. Il prospetto principale è incorniciato da lesene che evidenziano le parti strutturali dell’edificio. Al centro, il portale in pietra scolpita, risalente alla seconda metà del XVII secolo, è affiancato da due piccoli affreschi incassati nella parete.

Lo schema dell’edificio è squadrato. La chiesa è inserita in un corpo più ampio che comprende dei locali usati un tempo dalle suore. Alle spalle dell’altare maggiore, infatti, invece delle absidi si trova un ampio salone.

L’impianto è a tre navate: alla navata centrale, grande ed illuminata da una luce naturale densa e viva, fanno da contorno quelle laterali non meno pregevoli nello stile, ma più danneggiate e meno luminose.

L’accesso alla navata principale avviene mediante un grande arco rialzato sormontato da due angeli dalle ali spiegate che portano in volo un medaglione recante versi estrapolati dal Cantico dei Cantici. Al centro della volta della navata si estende un grande ovale allungato con un affresco ritraente “La Madonna Assunta in Cielo”. Ma questa è solamente una delle pregevoli decorazioni pittoriche che adornano la navata. A destra dell’ingresso principale è rappresentato “L’incontro tra la Madonna e Santa Elisabetta”, nella cornice a sinistra è possibile ammirare “La fuga in Egitto” mentre nel riquadro più grande, posto sopra il portone, trova collocazione “L’adorazione dei Magi”. “L’Immacolata” e uno “Sposalizio della Vergine” sono ulteriori opere ancora oggi esistenti.

L’accesso alle navate laterali, ed alle sei cappelle che in esse si trovano, avviene mediante sei archi (tre per lato). Le sommità degli archi sono presidiate da angeli che sorreggono iscrizioni contenenti passi della Bibbia. Ciascuna delle sei cappelle presenta un altare in marmi policromi alzato su gradini di maiolica settecentesca. L’unica cappella i cui affreschi siano ancora leggibili è quella dedicata a San Filippo Neri.

Una volta che finge una crociera, copre l’area presbiterale finemente affrescata. Sul presbiterio si affacciano due matronei di legno dorato. Si tratta di strutture a due registri: quello superiore con grate dorate e quello inferiore con quattro telamoni alternati a riquadri con tele mistilinee dipinte.

L’altare, che accoglie il dipinto su ardesia raffigurante “La Madonna col Bambino”, è circondato da cantorie rifinite in legno intagliato e ricoperto di oro zecchino. Ai lati di questo altare monumentale, all’interno di nicchie incorniciate da ghirlande a motivi vegetali, trovano collocazione due busti reliquiari.

Le pareti, la volta, i pilastri sono rivestiti di ornati secenteschi a stucco (fiori, frutti, conchiglie, volute e putti), racchiudenti piccoli affreschi, che percorrono tutta la superficie della Chiesa. Le ricorrenti decorazioni a stucco con fiori e frutti assumono l’ambivalente significato di doni agli uomini dal cielo ed offerte degli uomini a Dio.

La pavimentazione è di fine maiolica siciliana, risalente al XVIII secolo, decorata con motivi geometrici e floreali. È possibile scorgerla a tratti al centro della navata principale e nell’area presbiteriale.

Il soffitto ligneo, interamente dipinto con motivi floreali, è ancora in discreto stato di conservazione. È possibile ammirarne uno identico all’interno del vecchio seminario arcivescovile di Monreale.

Oltre alle lunette, oggi conservate nei magazzini di Palazzo Abatellis, altre tele facevano parte del patrimonio artistico della chiesa. Alcune si trovano al museo Diocesano di Monreale, mentre altre sono in custodia nella chiesa di San Vito. L’opera più famosa era senza alcun dubbio “L’Angelo custode”, realizzata intorno al 1630 da Pietro Novelli, su commissione, per il vescovo Pietro Corsetto.

Informazioni

via Miceli, 106

Monreale

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